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Le mie recensioni: Altra Paradigm 6

È successo. Sono ufficialmente diventato un influencer: mi hanno regalato un paio di scarpe da running ed ora ne sto parlando.

Ovviamente sto scherzando. Però è successo davvero. Merito del collega podcaster Claudio Bagnasco, del podcast Runningsofia, che ringrazio, che mi ha mandato questo paio di scarpe da provare: le Altra Paradigm 6.

Podcast Runningosfia
Su Spreaker: https://www.spreaker.com/show/runningsofia
Su Spotify: https://open.spotify.com/show/5rIJ6pt5R7oAjJ2eD2qBhB?si=f8ca97939b21483a
Su Apple Podcasts: https://podcasts.apple.com/it/podcast/runningsofia/id1624012974

Ed è chiaro che comunque vi parlerò lo stesso in modo totalmente onesto e trasparente di queste scarpe e di ciò che penso.

Che poi, sembra una frase fatta, ma non è vero: avrei voluto davvero comprare un paio di Altra. E queste Paradigm 6 erano tra i due modelli papabili, assieme alle Torin. Proprio perché dovevo andare a sostituire sia le Brooks Ghost 13 che le Hoka Clifton 8, entrambe ormai a fine vita. E volevo provare il drop 0, iniziando però da un modello comunque abbastanza protettivo, proprio per andare in questa direzione in modo delicato.

La proposta di Claudio ha semplicemente anticipato l’acquisto di qualche mese, dato che probabilmente avessi dovuto pagarle di tasca mia, avrei resistito ancora fino all’inverno.

E ve ne avrei parlato pure ugualmente. Perché so che molti di voi sono interessati al drop 0. E l’esperienza di un runner amatore come me, che anni fa correva solo con scarpe con 10/12 mm di differenziale, che nel tempo è passato a differenziali più ridotti, possa essere interessante. Ovviamente, oggi non parlerò principalmente della transizione che sto facendo, ma è chiaro che qualche accenno qua e là sarà inevitabile.

Prima di partire, un veloce annuncio, che poi avevo già fatto nello scorso episodio. E quindi sarò ancora più breve.

Sono stato invitato a dire le mie cavolate alla tavola rotonda a tema “sport e podcast” al Festival del Podcasting a Milano, del prossimo 8 ottobre.

Se avrete piacere di seguirmi, potrete farlo anche gratis, comprando il biglietto free sul sito del Festival, che vi lascio in descrizione.

Per chi vorrà venire di persona, per tutto l’evento, con il mio codice sconto, potrete avere l’accesso al 50%.

Trovate tutte le info nelle note della puntata!

Ma insomma, veniamo finalmente a questa recensione. Che non è la prima che faccio qua dentro in fatto a scarpe, dato che in precedenza vi avevo raccontato delle Hoka Zinal. Ma è la prima di scarpe da strada.

Ma ancor prima delle mie idee, iniziamo da alcune specifiche tecniche.

Peso nel modello da uomo, taglia 42: 307 grammi.
30 mm di altezza al tallone, 30 in punta, per un drop ovviamente di 0 mm.

A proposito di taglia, io di solito prendo proprio il 42 o 8,5 in taglia americana. Ma appunto lo stesso Claudio mi ha suggerito un mezzo numero in più. E devo dire che il suo consiglio si è rivelato azzeccato.

Da quando mi sono arrivate le scarpe ad oggi è passato un po’ di tempo. Forse qualcuno se ne sarà accorto, dato che avevo messo qualche storia su Instagram.
Questo perché all’inizio le ho usate con parsimonia. Proprio per via del fatto che fossero il mio primo modello a zero drop. E poi perché volevo comunque farci qualche km prima di parlarne, in modo da poterle testare adeguatamente.

Per la precisione, nel momento in cui sto registrando ci ho già corso per circa 150 km. Praticamente tutti su asfalto ed in gran parte di corsa lenta. Infatti, e finalmente iniziamo veramente con la recensione, queste Paradigm 6 sono un modello fatto principalmente per questo genere di uscite. Ma poi dell’utilizzo ne parliamo meglio più avanti.

Adesso andiamo per ordine.

Suola

Partiamo come sempre dal basso, quindi dalla suola. Gran parte di essa è ricoperta da gomma. Il che secondo me la rende discretamente duratura. Ed è anche un primo passo che ci indica la direzione di questa scarpa: il comfort. E’ veramente una scarpa molto confortevole.

Questa gomma oltretutto va a seguire grossomodo la forma del piede, proprio con scanalature dove si trovano le dita e la parte che tende ad appoggiare di più.

Ci ho corso principalmente in estate, quindi pioggia e terreni bagnati pochi, ma la tenuta su asfalto e compagnia mi è sembrata veramente ottima.
Comunque qualche giornatina di pioggia c’è stata e anche quando l’ho usata in queste occasioni non ho mai avuto problemi di grip.

Dopo 150 km l’usura è davvero minima, un primo segnale che potrebbe far pensare ad una vita abbastanza lunga di queste Paradigm 6.

Intersuola

Come accennato in precedenza, queste sono scarpe molto protettive. Direi che tra tutte le Altra attualmente in circolazione, questo sia il modello più ammortizzato.

La tecnologia utilizzata si chiama EgoMAX, che se non vado errato è piuttosto recente, dato che le precedenti avevano un “Ego” semplice, senza il Max. Si tratta di una mescola per l’intersuola che Altra ha sviluppato con due obiettivi in mente. Uno era quello di creare una mescola più leggera e l’altro era quello di dare un po’ di rimbalzo in più, garantendo al tempo stesso una maggiore durata.

E devo dire che è proprio così: l’ammortizzazione generale rende la scarpa molto molto comoda, assorbendo bene i nostri passi. Tuttavia, c’è anche un discreto ritorno di energia in fase di spinta, che permane anche in allenamenti oltre i 10 km. E’ chiaro che il rimbalzo restituito non può essere paragonato ad un modello da allenamenti veloci, ma soprattutto nelle primissime uscite mi sono proprio reso conto di questa caratteristica.

Inoltre, ci sono delle scanalature, chiamate da Altra “Innerflex”, che consentono al piede di piegarsi e di essere al contempo leggero, per provare a restituire delle performance migliori.

Ci sono anche un paio di piccole guide (chiamiamole così) ai lati della scarpa, che dovrebbero aumentarne la stabilità.

Tomaia

Salendo, veniamo alla tomaia. Si tratta di una maglia traforata e traspirante. In estate mi ci sono trovato bene. Non so ancora come andrà in inverno, con temperature più basse.

Mi sembra comunque resistente, dato che dopo queste prime settimane non ci sono ancora segni di usura.

Forse non è proprio bellissima a livello estetico, ma oltre a essere gusti personali, quello dell’aspetto per me è veramente l’ultimo dei pensieri quando corro. Tanto già non sono bello di mio: non è di certo una scarpa o un vestito più figo a fare la differenza.

Il tallone ha un’imbottitura, invece di un più classico contrafforte rigido, che dovrebbe favorire un movimento più naturale del tallone. Forse qua c’è un piccolo inconveniente, soprattutto per chi come me è al primo modello a drop 0. La protezione sul tallone non è moltissima, il che mi ha costretto all’inizio a gestire con raziocinio i km settimanali con questa scarpa, per evitare sovraccarichi al tendine d’Achille. Immagino però, che chi è già bello abituato a questo tipo di scarpe non abbia alcun problema da questo punto di vista.

Linguetta

Questa forse è la parte che mi è piaciuta di meno. Perché ogni tanto durante la corsa mi si muoveva, tenendo a spostarsi verso il centro del piede. La cosa non mi ha dato eccessivamente fastidio, perché questa linguetta è morbida e anche larga. Ma ho notato che se non stringevo al massimo i lacci poteva muoversi un po’ col passare dei km. Magari è una cosa dovuta anche alla mia tecnica di corsa, non esattamente sopraffina.

Resta tuttavia una linguetta soffice e piacevole a contatto con il collo del piede.

Dimensioni e calzata

L’idea del prendere quel mezzo numero in più personalmente si è rivelato azzeccato. Ma soprattutto ho apprezzato particolarmente il cosiddetto “footshape toe box” largo, tipico di questo marchio. Le dita si possono muovere liberamente all’interno della scarpa, senza che esse tocchino la parte interna della tomaia. Mi è piaciuta molto questa sensazione di libertà delle dita.

La calzata complessiva però è particolare. Non so se sia così in tutte le Altra o solo in questo modello. Perché è molto aderente al tallone e anche al mesopiede, mentre si espande nella zona della punta, con appunto il “footshape toe box” cui accennavo pochi secondi fa.
Il primo impatto è stato strano, ma poi mi ci sono subito abituato.

Utilizzo

E quindi, come mi ci sono trovato? Nel complesso, molto bene.

Questo è un modello davvero stabile ed ammortizzato. Ed il drop 0 non deve ingannare in questo senso.

La cosa che più mi ha colpito è senza dubbio la comodità, vero e proprio punto forte delle Paradigm 6. Unico neo, la linguetta che si sposta un po’. Ma per il resto, sembra veramente di correre in ciabatte, nel senso buono del termine.
Forse potrebbero far storcere il naso a chi non piacciono le scarpe molto morbide. Ma credo che per loro possano esser meglio le Torin.

Ma anche la stabilità, come accennavo, è ottima, anche per via delle guide laterali e del toe box largo.

Altro aspetto super positivo: il grip. Per la strada, eccellente, anche merito di tanta gomma presente nella suola.

Per chi e per cosa

Queste sue caratteristiche la rendono a tutti gli effetti una scarpa perfetta per delle corse lente.
Per correttezza, va detto che io non ci ho fatto chissà quali lunghi. Questo perché le mie uscite di qualche ora me le sparo per sentieri. Al massimo ci ho fatto un’uscita da poco più di 15 km. Ma la sensazione è comunque chiara. Mi sembra proprio che le Paradigm possano consentire di mantenere un ritmo costante, soprattutto in allenamenti di distanze medio/lunghe. Non è una scarpa per andare particolarmente veloci, ma piuttosto per andare lontano e macinare km.

Può essere un buonissimo compromesso tra lo zero drop ed una ammortizzazione comunque importante.
Per chi, come me, vuole fare il primo tentativo con Altra, questo secondo me è un ottimo modello “entry level”. Non nel senso che sia di poca qualità, ma perché tra tutte le Altra presenti sul mercato è certamente quella che darà un po’ meno impatto sulle articolazioni, essendo così protettiva ed ammortizzata.

Quando ci corro mi rendo proprio conto di come vada ad appoggiare il piede. Questo modello tende proprio a favorire quello di avampiede/mesopiede, nonostante comunque una suola ed intersuola presente e morbida.

In chiusura, è senza dubbio una scarpa che sicuramente ricomprerei. Anzi, comprerei, dato che questa mi è stata mandata. Comoda e con un’ottima tenuta. E non lo dico proprio perché non l’ho pagata, ma perché lo penso davvero.

E la mia transizione al drop 0 è stata meno traumatica del previsto. Cosa che mi fa pensare in futuro all’inserimento di un altro paio di scarpe di questo tipo, magari per allenamenti più veloci. Certo, è necessario un periodo di adattamento, che può essere più o meno lungo, ma nel complesso credo che i vantaggi superino di gran lunga gli svantaggi.

Ascolta la puntata!

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